LO SGUARDO DELL’ANGELO
KCC Castello Cabiaglio (VA)
novembre 2018
Lo spazio dell’edificio storico, in passato utilizzato con funzioni precise e pervaso di una sua sacralità, accoglie ora la struttura industriale modulare senza crisi di rigetto (si spera). E la struttura accoglie lo sguardo per il quale è stata realizzata, e così ne ritrova la funzione.
Lo sguardo dell’angelo viene traslato dal passato e proiettato verso il futuro. Lo scarto spazio-temporale lo priva dell’aura spirituale di cui era intriso per donargli lo splendore della luce elettrica trasformandolo in un’insegna pubblicitaria, esposta al rischio di essere inglobata nel buco nero della sovraesposizione mediatica, immagine tra le immagini, di cui non rimarranno nemmeno le macerie.
Uno sguardo “periferico” come volontà di non essere risucchiati nel vortice dell’ingorgo visuale massmediatico dove tutto perde di senso e di valore nell’ipertrofia social della presenza continua e ininterrotta e nell’esposizione pornografica di qualsiasi fatto istantaneamente condiviso in una delle infinite Instagram Stories, quasi istantaneamente precipitate nell’oblio dell’insignificanza.
Uno sguardo resistente che persiste nell’epoca della totale aleatorietà ed evanescenza delle immagini consumate in continuazione da miliardi di sguardi fugaci e irrilevanti.
Uno sguardo schivo, rimasto appartato per secoli, ora scansionato e avvicinato a noi, che si manifesta in una nuova prospettiva.
Occhi tracciati in un tempo in cui la Società dello Spettacolo non si prospettava neanche lontanamente all’orizzonte. In cui la comunicazione tra gli individui non era ancora ridotta alla pervasività della merce.
La struttura con la sua modularità, serialità, chiarezza, composizione, con la sua attitudine progettuale e costruttiva, con il suo impianto di un evidente razionalismo modernista, è ormai consapevole della sua crisi e assume al suo interno il dubbio di uno sguardo perplesso che si fa testimone di uno spirito critico ancora necessario nel tempo presente.
È la necessità di una struttura portante che dia senso alla memoria e alla storia e faccia emergere dalle trame del presente le tracce disciolte del passato – e del suo sguardo – che è riuscito ad attraversare i secoli. (Joykix)